Ho bisogno di qualche giorno per mettere insieme i pensieri, quando si conclude un’esperienza forte come il Marche Trail. Una di quelle che rimarranno scolpite nella memoria per tanti motivi. Per prima cosa i piccoli traguardi personali: il trail più lungo fino ad ora e la prima volta in solitaria. Era una cosa che volevo provare da tempo, un’esperienza che mi mancava e, devo dire, mi è piaciuta molto. Certo non è mancata un po’ di paura, soprattutto quando ho pedalato per oltre due ore nel buio, su una carrareccia in piena montagna, pensando che se a me piace il cinghiale, trovo sia lecito che io piaccia a lui! Comunque sia, non ci siamo incontrati, quindi non sapremo mai chi avrebbe mangiato chi.…
Mi ha fatto molto piacere ritrovare Rocco Filidoro, figura storica nelle organizzazioni di questi eventi ed il mitico Stefano Pendolino Urcia, che si è fatto trovare nel posto giusto ed al momento giusto: a grigliare salsicce, quando sono arrivato affamato 🤩!
La traccia è semplicemente fantastica! Studiata e verificata in ogni metro, offre di tutto: salite lacrime e sangue, discese adrenaliniche, paesaggi mozzafiato, tour dei borghi da restare a bocca aperta e punti acqua e ristoro in gran numero.
Meravigliose le Grotte di Frasassi! Vale veramente la pena visitarle!
350 i km per 7000 di dislivello totale. Anche se io ho chiuso il giro a 413, continuando, dopo l’arrivo a Cupra Marittima, lungo la litoranea, raggiungendo il punto di partenza a Numana. Non me ne vogliano Ivano D'orazio e Loretta Piergentili se ho deturpato la loro traccia, ma lasciare i giri “aperti” proprio non mi riesce 😂 e poi dovevo comunque andare a riprendere la macchina e sono allergico ai treni 😂😂.
La mia compagna di viaggio è stata la mia già collaudata #scott Scale novecentoequalcosa, gran bella bici! Freni Shimano serie fame, quelli di serie; ma se hanno portato giù i miei 110Kg sia dal Gran Sasso, sia dai Sibillini, significa che vanno bene 💪. Forcella (o forca come la chiamano i ggiovani) Fox Rythm 32 factory: non male! Dropper Syncros Duncan, ormai irrinunciabile e sella SMP TRK che più che una sella, è una poltrona. Cerchi Mavic Deemax da downhill: questi invece sono una figata!! Gomme Vittoria Mezcal 2,35/2,35: mai usato gomma migliore!! Bikepacking di #aeroe, con drybag da 8 avanti e 12lt dietro: comodissimo e, a differenza di una sottosella, lascia libero il telescopico. Borsa sopratelaio di BRN e qualche fronzolo altro in giro di poco conto. Peso incluso 1,6lt di acqua: 22,6Kg. Non male ma ancora da migliorare.
Ma torniamo al trail: se c’è una cosa che mi piacerebbe saper fare, ma che proprio non è nelle mie attitudini, è quella di saper raccontare un viaggio come lo farebbe la mia amica Simona Flacco, che stimo tanto come ciclista/viaggiatrice, quanto come scrittrice. E visto che questa volta ho avuto il piacere e l’onore di condividere questo viaggio (anche se, di fatto, non ci siamo nemmeno visti), copio integralmente un suo post, perché, per l’appunto, nessuno come lei è in grado di raccontare meglio un viaggio:
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Sono le 4 del mattino ma sono sveglia!
È buffo….più sono stanca meno dormo.
Sento le gambe pesanti e mi chiedo se domani, o meglio tra poche ore, riuscirò a pedalare, o se si inchioderanno alla prima salita.
Oggi è stata dura!
Sapevo che lo sarebbe stato, ma sulla carta è sempre una scommessa e non ti rendi mai conto realmente (almeno io) di come sarà.
Fai un calcolo spannometrico dei km, dell’altimetria….
Ti guardi gli sterrati, i tratti in single track….ma quando poi ti trovi lì a pedalare è sempre un’altra cosa.
Ieri doveva essere un massacro e invece è stata scorrevole!
Nonostante il muro di Recanati, la salitona dopo Serra San Quirico e lo svalico tra Genga e Cerreto d’Esi, sono arrivata presto!
Ho condiviso buona parte del percorso e la strada è scivolata veloce sotto le ruote.
Oggi è stato diverso.
Oggi è stata una continua sorpresa!
Ed è stato un viaggio in solitaria….
Sono rimasta senza fiato da subito!
Mi è bastato imboccare la salita appena uscita da Cerreto d’Esi ….
Una cornice di montagne dolci e sinuose, inanellate da una collana di nubi dense e soffici, rosa…
un’umidità palpabile…
un verde intenso…
il fango sotto le ruote…
un profumo di muschio e terra bagnata…. Appoggiando la bici a terra per immortalare il momento ho pensato che sarebbe stata una lunga giornata!
E così è stato!
Non avevo idea della bellezza che mi avrebbe accompagnata!
Il verde intenso dei prati che sovrastano Braccano, paese dei murales.
Il silenzio della Gola di Jana.
La ghiaia sconnessa del sentiero che svalica a Valdiola Alta e poi si getta a capofitto in un susseguirsi di discese adrenaliniche e dentini spezzagambe fino a San Severino.
La scalata “meditabonda” e farcita di apprezzamenti coloriti su su fino al Castello per meritarsi l’agognato ristoro a base di ciauscolo e poi…. gli ulivi che riempiono l’orizzonte, la salita che si inerpica su pendenze a due cifre e poi, dopo un po’, l’asfalto che di nuovo lascia il posto a carrarecce sinuose… lingue bianche, scolpite nel marrone dei campi appena arati, interrotte ogni tanto da casolari e tenute agricole.
È un susseguirsi di saliscendi, silenziosi, talvolta interrotti dal sibilo del vento.
È una lingua di asfalto, nero come la pece e sinuoso, che conduce fino a San Venanzio e poi si getta a capofitto verso Serrapetrona, patria della vernaccia, per poi deviare, in un’alternanza di saliscendi, verso Belforte, per poi lasciare spazio di nuovo a strade bianche che dolcemente si arrampicano lungo le falde dei Sibillini, sfiorano borghi e inaspettatamente sbucano a Sarnano.
Ecco arrivata a Sarnano ho avuto un attimo di sbandamento.
Dopo ore e ore, praticamente da San Severino, che non incontravo anima viva, ho titubato di poter arrivare ad Amandola.
Ho ripensato ai cinghiali incontrati due anni prima in quell’ultimo tratto e un brivido ha percorso la mia schiena.
Ho dovuto fare appello a tutto il mio coraggio.
Ho pensato di deviare su asfalto…mi sono detta che arrivata sin lì non sarebbe cambiato nulla….ma poi la testa si è ribellata e ha deciso che NO! non avrei lasciato la traccia, avrei proseguito lungo quella lingua bianca per arrivare finalmente sulla strada meravigliosa che attraverso i boschi scende ripida e velocissima sopra Amandola.
Non posso descrivere la felicità provata arrivata al cartello che da il benvenuto ad Amandola.
La gioia e la soddisfazione!
La fatica in un un attimo si è dissipata e ha lasciato il posto alla consapevolezza delle coccole che mi aspettavano all’osteria del Lago, un po’ fuori traccia, in effetti, ma tappa obbligata una volta arrivata sin lì!
E adesso non dormo.
Sono qui che penso a domani.
A cosa mi aspetta.
Dopo la giornata di oggi penso che i 100 km che mi separano all’arrivo potrebbero essere interminabili.
Mi chiedo se arriverò in tempo per prendere l’ultimo treno.
Penso alle dolci colline ascolane….
La traccia non è come due anni fa…. Continuerò a sudare fino alla fine, questa volta tra vigne e calanchi e poi giù lungo le discese ardite che ti illudono di essere arrivata e che invece ti conducono alla base dell’ultima arditissima, ripidissima e sabbiosissima salita che arriva su su fino al cuore del centro storico di Grottammare!
Arrivata lì potrò respirare e pensare che sono arrivata davvero e la gioia si mescolerà alla tristezza e comincerò già a pensare all’anno prossimo e a chiedermi quali sorprese ha in serbo Ivano per noi….
Che bello tornare al Marche Trail!!
Due anni dopo, con un’altra testa, un’altra consapevolezza…..
Da sola!
Per pedalare come piace a me, persa nei miei pensieri e nella contemplazione dei luoghi attraversati!
Ma non da sola!
Perché quando parti per un trail sai che rincontrerai amici delle due ruote con cui condividerai nuovamente pezzettini di strada, spuntini, sorrisi, cene, salite…..e sai che ne incontrerai di nuovi, che ti sembrerà di conoscere da sempre, perché la fatica condivisa sulle due ruote unisce istantaneamente.
Sono stati 3 giorni intensi, baciati dal sole, faticosi, in un avvicendarsi di dentini tecnici spezza-gambe e discese adrenaliniche, strade bianche, boschi, borghi sospesi e accoglienti come Serrapetrona dove i signori al bar mi hanno “costretta” ad assaggiare la Vernaccia! 3 giorni di incontri, di dialoghi tra me e me, di azzardo gravel!
3 giorni belli!!!
Ci vediamo l’anno prossimo!!
Grazie Ivano D'orazio, Loretta Piergentili, Marco Ippoliti e Francesco! Siete fantastici!!
E grazie a tutti i compagni di viaggio vecchi e nuovi!
È stato bello!!
Il sole è appena sorto e sulla spiaggia ci sono due pescatori che guardano il mare, due palme, e tanta gente in bicicletta.
Ci troviamo a Numana e questo è il MARCHE TRAIL.
Siamo tutti decisamente emozionati, è il primo trail nelle Marche, la prima volta per molti di noi in questa regione raccolta fra il mare e le montagne, fra il nord e il sud, la prima volta qui per visitarla, attraversarla, gustarla.
Si parte, tutti insieme al grido di Ivano, l’organizzatore: "BENVENUTI NELLE MARCHE"
I primi km in pianura su strade bianche, poi comincia la salita al gigante buono, la ghiaia, la campagna, poco asfalto, il bosco.
Siamo nel Parco Regionale del Conero.
Ci si arrampica tra i pini e i carpini, avvolti dalla nebbia, su sentieri circondati dalla flora tipica della macchia mediterranea e da piante più rare che si possono ritrovare sul Gargano, in Friuli o in Istria. Un grande scoglio sul mare Adriatico, con caratteristiche geologiche del tutto peculiari.
Arrivati in cima la nebbia non si è ancora diradata e nasconde il panorama sul mare.
Ci lanciamo giù in picchiata su discese emozionanti e tecniche, poi ancora salita su rupi di roccia bianca e liscia in un saliscendi divertente ed inebriante fino a Sirolo, deliziosa, affacciata sul mare.
La nebbia è svanita e, finalmente, possiamo fermarci e godere di questo panorama, i boschi si gettano nel mare blu dalla roccia bianca; è il Conero, un gigantesco leone bianco che sonnecchia guardando il mare.
Mangiamo qualcosa, riempiamo le borracce e ripartiamo.
Raggiungiamo di nuovo Numana, pedaliamo veloci lungo il mare calmo, l’aria e i muscoli si sono scaldati, puntiamo dritti verso le prossime sorprese.
Una salita dolce ci porta a Loreto.
Questo luogo merita di sicuro una sosta ed una visita.
La Basilica della Santa Casa, una delle più antiche mete del pellegrinaggio Mariano.
La leggenda narra che qui gli angeli in volo portarono la casa della Vergine Maria da Nazaret.
Ancora acqua, ancora uno spuntino, mentre ci godiamo il panorama sulla costa marchigiana, osservando da lontano il monte Conero che abbiamo appena scalato e ripartiamo; uno sguardo alla mappa e all’ altimetria e ci rendiamo conto che il viaggio è appena cominciato e le sorprese devono ancora arrivare.
Recanati, Montelupone e Montecosaro, una tripletta che ci resterà nelle gambe e nel cuore per tutto il viaggio.
I km che ci aspettano saranno caratterizzati da salite dritte e ripide, non lunghe, alternate da brevi discese, "le finte discese" come le chiama il mio compagno di viaggio Rocco, che non danno il tempo di riprendere il fiato, che spezzano il ritmo e stancano i muscoli.
Circa ottocento metri di dislivello in poco più di trenta km.
Le dolci colline delle Marche non sono, poi, così dolci se attraversate in bicicletta.
La temperatura è buona, anzi, fa caldo, ed io sono decisamente troppo coperto, decidiamo di cambiare ritmo e di affrontare questi km senza fretta e senza forzare.
La prima tappa di questo "trittico" è Recanati, dove arriviamo al termine di un vero e proprio muro di strada sterrata, prima, e asfaltata poi.
Qui ci accomodiamo in piazza, seduti ai tavolini di un bar, sotto la statua di Giacomo Leopardi, gustiamo un ottimo panino e un delizioso gelato, serviti con il sorriso e la simpatia, ingredienti che ritroveremo spesso da queste parti; parliamo del viaggio, delle bici, dei panorami, poi il discorso scivola su Giacomo Leopardi, sulle sue poesie e sulla sua vita, il momento è piacevole, le Marche ci hanno già coinvolti completamente.
Dopo Recanati ancora verdi colline fino a Montelupone con il suo muro.
Il Muro di Montelupone, già arrivo di tappa della Tirreno-Adriatico, che ha impressionato ciclisti di mezza Europa, è una tipica scorciatoia marchigiana che taglia perpendicolarmente le linee di livello di un’aspra collina. Nessun tornante, la strada sale sempre, la pendenza media è del 15%, con punte del 20%.
L’ultimo tratto, pavimentato con mattoncini a spina di pesce, ci conduce alla piazzetta di questo tipico borgo collinare.
Da qui raggiungiamo Montecosaro pedalando fra vigne e uliveti su strade di terra e ghiaia.
E’ pomeriggio inoltrato, il sole è basso e le ombre si allungano su queste colline, l’azzurro del cielo, il colore delle zolle di terra, il contrasto delle ombre, un casolare su un poggio ci accompagnano in pianura, in un lungo trasferimento in cui distendiamo i muscoli, recuperiamo energia e riposiamo la mente.
Raggiungiamo due meraviglie che ci riempiono gli occhi: l'abbazia di San Claudio, di architettura romanica, in posizione isolata nella valle del Chienti e l'Abbadia Di Fiastra, verso Tolentino, una abbazia cistercense immersa nella omonima riserva naturale.
Luoghi che meritano di sicuro una visita più lunga ed accurata e dove torneremo.
Proseguiamo seguendo il fiume Fiastra deviando, poi, verso il parco archeologico di Urbs Salvia e ricominciano a salire zigzagando nel parco fino a Urbisaglia.
Qui ci fermiamo a riprendere fiato davanti da un negozio di ortofrutta; il gestore, incuriosito, ci pone qualche domanda e, così, mentre sgranocchiamo delle mele offerte da lui, gli raccontiamo del Marche Trail.
E’ sera, alcuni bambini giocano a pallone nel giardino intorno alla rocca, la cui torre mostra chiari i segni del terremoto del 2016; qui come altrove le ferite sono ancora vive ma scalfiscono appena la bellezza di questi luoghi.
Arriviamo a Tolentino che ormai è buio, attraversiamo stupiti per la bellezza la porta torre sul ponte del diavolo, qui ritroviamo altri amici e proseguiamo.
Pedaliamo di notte, il percorso torna ad essere duro attraverso sentieri, strade bianche e boschi, superiamo Serrapetrona dove incontriamo una trattoria, le biciclette appoggiate al muretto ci indicano che altri sono arrivati prima di noi e stanno già cenando.
Decidiamo di andare ancora avanti, la nostra meta di oggi è San Severino Marche e vogliamo raggiungerla.
Pedalare di notte ci trasporta in una dimensione magica, l’aria è fredda e sottile, il cielo è pieno di stelle e i profumi della vegetazione ci accompagnano.
Il sentiero sembra non finire mai, poi, all'improvviso, la vegetazione si apre e ci troviamo di fronte ad un panorama sorprendente.
Siamo in alto, non so quanto, e sotto di noi appare san Severino illuminata, raccolta nella valle, in lontananza si sente la musica di un’orchestra che suona; l’atmosfera è surreale, bellissima.
Ci lanciamo giù, in single track divertentissimo, fino al paese e giungiamo in piazza del Popolo, ampia e armoniosa, una piacevole sorpresa.
Qui ceniamo nell’unico ristorante ancora aperto, assaggiamo molti dei prodotti tipici della zona, beviamo un rosso delizioso e poi andiamo a dormire nell’accogliente B&B che avevo prenotato, ospitando un paio di amici e dormendo tutti insieme in una divertente atmosfera da gita scolastica.
Matteo Ridolfi